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GHIGLIOTTINA A GOGO' (due atti di salvatore romano):

Sacerdoti del potere: magistrati, prelati, politici, notai, docenti, giornalisti e altri mestieranti del palcoscenico della vita, si ritrovano al cospetto di uno strano boia ben mascherato da innocuo servitore ora dell'uno ora dell'altro. L'arroganza impedisce a tutti di vedere nella giusta, semplice, schematica e luccicante lama che cala, la fine ovvia di chi ........

Due atti surreali, divertenti, propedeutici, in cerca di compagnie teatrali che vogliono sperimentare....

La poesia MORMORIO UMETTATO si classifica al 1° posto al Premio Letterario Nazionale LETTERALMONTE tenutosi presso il Castello Ducale di Monte San Giovanni Campano (FR)

 

 

http://letteralmonte.blogspot.it/p/galleria-foto.html

 

 Il Monologo -IL GUERRIERO- è tra i finalisti del concorso per corti e monologhi II edizione de

"LA RIVIERA DEI MONOLOGHI"

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ASPETTANDO QUALCUNO CHE NON VERRA'

ho i capelli bianchi e la barba lunga

Ho ricevuto i complimenti di Margaret Mazzantini e di Daniela Attanasio: belle parole senza seguito.

La moglie di Antonio Porta, Rosemary, mi ha lusingato ma non mi ha mai letto.

Annamaria Guarnieri mi dice di pazientare: leggerà quello che ho scritto (l'importante è crederci)

Paolo Caiazzo mi ha scritto: nu poco 'e pacienza.

Per Salemme risponde la moglie: ci siamo indebitati per rappresentare le nostre storie (della serie "il mondo è una giungla")

Massimo Ranieri è sempre indaffarato e non ha tempo.

Gli "artisti" in genere  (specie quelli campani) si credono artisti e questo li limita.

Io sono un artigiano della scrittura o, meglio ancora, uno scrivano e questo, forse, è il motivo per cui nessuno ha tempo da perdere nella lettura dei miei testi.

Tutti si lamentano che ci sono pochi autori, che non ci sono abbastanza testi, che si è costretti a rifare Goldoni, Pirandello, De Filippo e poi, nonostante le lamentele, nessuno trova il tempo per visionare un autore sconosciuto.

Ci sono, in Italia, un numero enorme di compagnie teatrali ma, per lo più, mettono in scena solo i testi (?)  dei loro registi: si sa sono artisti.

 

 

 

 

 

COMMENTO A NLI_428: “ETROM”

 

 

 

 

 

 

E’ difficile sintetizzare in un commento, necessariamente conciso, i tanti spunti che questo lavoro offre. Diventa, poi, quasi impossibile organizzare la valutazione seguendo i canoni suggeriti dal Rifugio. Dunque lascerò che le mie impressioni si sviluppino “a briglia sciolta”, sperando che non siano, così, troppo confuse.

 

Opera assolutamente originale nella sua impostazione e nel suo sviluppo: un po’ fantascienza, un po’ opera comica, un po’ seria disamina di sentimenti e poi tante citazioni e spunti, da Shakespeare a Pirandello, da Omero a Stendhal fino al Principe De Curtis, in arte Totò. In verità ho avuto l’impressione che proprio il principe della risata sia stato il primo ed autentico suggeritore dell’opera: penso alla celebre poesia “ ‘A livella” dove i due personaggi sembrano proprio usciti dalla città di Morte, pardon Etrom … , con il loro dialogo sull’aldilà. C’è addirittura una parafrasi, non so se voluta, dell’ultimo verso della poesia. Cito: “Etrom è cosa seria” e seri, anzi serissimi, sono i personaggi della storia benché dipinti con divertente leggerezza e descrizioni spesso comiche.

 

Sotto la vena comica e paradossale, in realtà, si nasconde a mio avviso il vero protagonista di tutto il romanzo: l’amore, quello dell’adolescenza e della prima maturità, età d’oro delle nostre vite che l’autore ricorda, in qualche passo, con struggente nostalgia. L’idea (ma anche le incertezze) che l’autore ha dell’amore passa spesso attraverso i dialoghi dei protagonisti, cosa che alleggerisce molto lo sviluppo della storia, anzi delle storie che si susseguono e si intrecciano.

     

Sicuramente l’autore si è molto divertito ad eseguire un continuo ribaltamento dei ruoli rispetto ai criteri canonici della narrativa: l’io narrante, coincidente con l’autore, entra nella sua stessa storia e ne diventa un personaggio; gli altri personaggi, a loro volta, diventano autori e si auto-creano la trama; il “correttore di bozze”, che sta un pò qui e un pò lì, è sempre pronto a stemperare i momenti più drammatici agendo da mediatore tra l’autore e la storia. Alternanza di ruoli qualche volta spiazzante, forse volutamente, ma è indubbio che questo è l’aspetto più originale che caratterizza l’opera.

 

Il finale riserva, poi, le sorprese maggiori: nella migliore tradizione dei romanzi gialli tutti i protagonisti si ritrovano insieme (e c’è anche l’autore!) per l’atto finale dopo il quale, però, c’è ancora l’ultimo colpo di scena: si scopre chi è realmente il personaggio del vecchio burlone, vero deus ex machina  della storia. Lui è xxxxxxxxxxxxxx dell’autore e la storia è l’archetipo di tutte le “storie” di ogni autore.

 

La prosa è molto scorrevole, con qualche espressione volutamente (e comicamente) retorica e con qualche divertente espressione dialettale che ho particolarmente apprezzato, anche perché è il mio stesso dialetto di nascita. Chiederei soltanto al “correttore di bozze” (non me ne voglia l’autore) di semplificare qualche appesantimento di punteggiatura.

 

In conclusione direi che su questo lavoro, per la sua originalità e per come è costruito, difficilmente si possono applicare le mezze misure: o piace nella sua interezza o, nello stesso modo, non piace: le sue principali caratteristiche, che ho cercato di sintetizzare, si intersecano, a mio avviso, in modo inestricabile.

A me è piaciuto, soprattutto in una seconda lettura. Spero che l’autore possa e voglia dare vita ad altre storie. In fondo, come dice lui stesso … basta poco, che ce vò?

 

Water Droplets
Budding Tree
Fallen Apples
Cherry Blossom
Ray of Light
Bloom
Dew
Tranquil forest
Lilly Pond

MORMORIO UMETTATO

 

 

Ascolta la quiete calma del lago:

vi sono forse silenzi più dolci?

 

L’onda ha un parlare ovattato

e nel suo amoreggiare con la riva

dischiude appena le labbra:

resta l’incanto di un mormorio umettato.

 

(1 classificata al Premio Letterario Nazionale "Letteralmonte" Monte San Giovanni Campano (FR) - presso il Castello Ducale.

Altri piazzamenti d'onore in vari concorsi.)

 

COME L'UVA

Come l'uva
così io pilucco le tue labbra
e carezzandoti i capelli
io, al pari del mistico,
migro con te
nell'infinito mezzo metro
di due innamorati
 

NON RICORDO IL TUO NOME

 

A Spoon River riposano anime dolenti

dalle cui labbra,

l'eternità del verso,

racconta storie vissute oltre la morte.

 

Ad Afragola giace la carcassella tua

dalle cui labbra,

l'ignavia e la sua brevità,

non raccontano niente dei tuoi frammenti di vita.

 

Ora che sei morta non ricordo il tuo nome.

LUNGO IL SENTIERO

 

Lungo il sentiero uno o due alberi spogli

probabilmente al termine di vita

simili a vecchie puttane tragicamente imbellettate

in attesa di clienti che non ci saranno.

 

E corri, corri, corri, e grida, grida, grida!

Nessuno ascolta.

 

do a quell'unica foglia stranamente ancora appesa,

uno stupido schiaffetto.

 

Ora ti vedo, finalmente, cocca mia:

infine concimi il campo e quelle labbra senz'amore,

forse fioriranno un fiore.

 

ANGELA ROMANO, ANNI 9

 

 

Mariana Crociata, cieca, analfabeta, 30 anni, …

Marco Randisi, bracciante agricolo, storpio, analfabeta, 45 anni

Benedetto Palermo, sacerdote, 46 anni, rimase agonizzante per più di un’ora, fino a quando un bersagliere, forse mosso a pietà, non lo infilzò alla gola con la sua baionetta,
Angela Catalano, contadina, zoppa, analfabeta, 50 anni,
Angela Calamia, disabile, analfabeta, 70 anni,
Antonino Corona, disabile, 70 anni.)

Il soldato del re, quel pennuto piemontese,

bello, forte, ripieno di libertà e di amore,

alle ore 13, rinviando il pasto e sprezzante del pericolo,

eroe ammantato dai colori dell’arcobaleno,

pose fine alla barbara resistenza di questi pericolosissimi lealisti borbonici.

Tra loro anche Angela, 9 anni.

 

 

 

Si capiva che da quegli occhi belli

sarebbero nati proiettili di morte

e che le sue poche parole, come bombe,

sarebbero esplose seminando dolori e distruzioni.

Angela  che fingeva paura dietro quel cespuglio

e piangeva con lacrime false

e supplicava con parole senza poesia.

Angela che fingeva di essere bambina.

Angela crudele che da sola

spaventò il fiero soldato

cosa mai fare se non fucilarti?

Angela, vennero con due navi da guerra apposta per te

e centinaia di bersaglieri tutti per te.

 

Dove la zagara fiorisce

il generale quintino recise i petali bianchi.

Stupido come stupido è un corpo privo d’anima,

come stupida è una pietra.

Dove la zagara profuma scese la nebbia.

 

Angela temuta dal grande generale fu fucilata

e il soldato di quel grande re fu insignito di medaglia: viva, viva il re.

Angela, Angelina dai lunghi capelli neri,

nella terra degli aranci

dove il mare fa l’amore col sole e s’innamora della costa,

dove la zagara si tinse di rosso

e si adagiò sull’onda venuta a riva,

dove la storia storpiata imbrogliò se stessa,

dove la cicala smise di cantare,

lì, i tuoi occhi belli smisero di vedere.

 

Io credo che dio quel giorno non ebbe parole

e andò a piangere  il suo dolore in silenzio

come quando suo figlio fu crocifisso alla croce.

 

 

 

Angelina Romano, nove anni; Antonio Colucci, 16 anni, Antonio Orsolino, 12 anni, fucilati dai piemontesi.

LE PANCHINE DI VERONA

 

 

Vengono in tanti a toccare il seno di giulietta e in tanti si tengono per mano

sotto quel balcone antico dove a volta miagola una gatta innamorata.

A San Valentino le strade si vestono a festa: cuori rossi e nastrini incantevoli.

La città è abbellita da putti e da amorini.

I ragazzi hanno le labbra morbide e le adagiano su altre labbra.

L’adige scorre come sempre, benestante e un po’ annoiato.

 

Ma in città ci sono panchine strane nate dal fango che scorre nelle vene della gente.

Vorrei sdraiarmi e contare le stelle del cielo ma non posso.

In questa città gli innamorati non siedono abbracciati sulle panchine

e i versi, non potendo contare le stelle,

muoiono ubriachi, assieme alle anime non più abitate dai cuori della gente.

SCHEGGE D’AMORE

 

Mille schegge d'amore che danno dolci ferite.

Tu sorridi, ammicchi con occhi furbastri

persino mi sfidi, ed io rimbambisco

rimbambisco d'orgoglio.

Mio piccolo volo d'immenso amore,

nelle ore notturne,

quando un uomo riesce a pensarsi nel silenzio

e a dialogare con l'anima senza che altri vi assistano,

quando persino tua madre riposa,

io, mi sorprendo a temere la cara morte.

Si, quella morte che pure avevo relegato

a piccola deviazione dell'eterno cammino,

ora mi appare come un predatore notturno.

 

 

Ed è questo il mutare dell’anima: ora, sono padre.

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